La Neoplasia del testicolo

Il tumore testicolare (Neoplasia) è una malattia rara, che si verifica tipicamente nell’età giovanile (prima dei 35 anni).

E’ descritto un secondo picco  di incidenza dopo i 65 anni, per quanto dopo questa età anche altre diagnosi devono essere considerate come più probabili (localizzazioni di altri tipi di tumori, in primis i linfomi).

Il tumore del testicolo rappresenta probabilmente una delle neoplasie in cui la medicina ha, negli anni, ottenuto i maggiori risultati e progressi.

Infatti negli ultimi trent’anni, i miglioramenti della terapia (in particolare le terapie mediche, “la chemioterapia”) hanno cambiato radicalmente la prognosi della patologia.

E’ una patologia che comunque non va sottovalutata e che richiede un approccio precoce, anche al fine di ridurre al minimo le terapie e la relativa tossicità (vedi anche la parte sulla crioconservazione del seme).
Infatti una diagnosi precoce, permette, talvolta di ridurre l’approccio terapeutico ad un intervento di asportazione del testicolo e quindi stretto follow-up, evitando e riservando le terapie più aggressive a casi più avanzati.

La diagnosi viene generalmente posta su base clinica (visita) oppure confermata mediante un’ecografia scrotale.

Più raro, ma possibile, un riscontro incidentale (“casuale”) all’ecografia eseguita per altri motivi.

Si eseguono inoltre gli esami ematochimici (“del sangue”) che posso confermare la diagnosi: betaHCG, lattico deidrogenasi e alfafetoproteina, se positivi, di fatto confermano il sospetto.

Va chiarito però che gli esami negativi non escludono la natura tumorale della lesioni trovata. Infatti capita che alcuni tumori non elevino i markers.

Va precisato che la diagnosi di certezza è spesso intraoperatoria: nel corso dell’intervento (la cosiddetta inguinotomia esplorativa) si esegue un esame anatomopatologico “estemporaneo”, che se conferma la natura tumorale del nodulo, porta all’asportazione dell’organo. Se invece non ci si trova di fronte ad un tumore, il testicolo viene riposizionato in scroto. Per questo è fondamentale che l’intervento venga compiuto in una struttura che renda possibile questa procedura (purtroppo non scontato).

Generalmente l’analisi definitiva permette di comprendere completamente la natura del nodulo: i tumori del testicolo vengono divisi generalmente in “seminomi” e “non seminomi”.

Questa differenziazione, che sottende una differente biologia di sviluppo e progressione, ha dei risvolti terapeutici importanti.

La TC torace-addomino-pelvica, infine serve per comprendere se vi siano ulteriori localizzazioni extratesticolari, che devono essere trattate.

E’ proprio dall’incrocio di tutti questi dati (natura della malattia, markers pre e post-operatori, esito della TC) che si decide infine come procedere dopo l’asportazione.

Sono possibili (non per tutti ovviamente) approcci di stretta sorveglianza (la cosiddetta sorveglianza attiva), la radioterapia sui linfonodi, la chemioterapia curativa o a scopo di completamento (“adiuvante”), l’asportazione radicale dei linfonodi (linfoadenectomia retroperitoneale).

Nella scelta della terapia, anche l’opinione del paziente, sempre guidata da un attenta valutazione ed informazione medica, viene considerata.

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