Eiaculazioine precoce

A differenza della DE, l’eiaculazione precoce (EP) è associata a diverse definizioni, che non sempre concordano tra loro.

La definizione più semplice comprensibile dice che la EP è “eiaculazione con minimo stimolo e prima che desiderato, poco dopo e prima della penetrazione, che causa stress o insoddisfazione e sul quale il paziente ha poca capacità di agire” (Seconda Conferenza interazionale sui disturbi sessuali”).

Quindi si può pensare che sia dati oggettivi, che soggettivi (la percezione di sé e della soddisfazione nei rapporti) entrano in campo.

Peraltro l’unico parametro veramente valutabile è il cosiddetto “tempo di latenza”, che sarebbe il tempo che passa dalla penetrazione alla eiaculazione.

Si è visto che il paziente riesce con buona approssimazione a valutare il proprio tempo, controllato al cronometro.

Peraltro, per valutare la patologia, esistono dei questionari validati che cercano di integrare sia l’aspetto “temporale” che personale.

Infatti la durata del rapporto non è di per se, condizione sufficiente per valutare la presenza della patologia.

Per inquadrare l’ EP, una attenta classificazione è fondamentale:

primaria viene indicata l’eiaculazione precoce che si sia sempre verificata, dal I rapporto,

mentre si definisce acquisita qualora fosse insorta dopo un periodo di normale funzione.

La forma “ante portam” (pre-penetrazione) ha anche un risvolto di tipo “riproduttivo”.

E’ un disturbo frequente , ma difficile da quantificare (passando dal 3% al 30% a seconda degli studi epidemiologici nella popolazione generale).

Questo fenomeno è tipico per le patologie che hanno difficoltà di definizione.

Basti dire che la maggior parte dei pazienti mostra sorpresa quando scopre che la media di durata del rapporto sessuale in Italia è di circa 5 minuti.

Non è ancora ben chiaro la causa del disturbo.

Per quanto riguarda la forma primaria, vengono chiamati in causa problemi sia del sistema nervoso periferico (ipersensibilità del glande)

sia centrale (maggiore rappresentazione del nervo pudendo, che innerva il pene, a livello del cervello),

oppure biochimici (ipersensibilità ad un particolare neurotrasmettitore, la serotonina).

Nella forma secondaria, dei disturbi endocrini (tiroide) o infiammatori (prostatiti) sono state chiamate in causa.

Di fatto, le cause sono ancora ignote. Inoltre il ruolo della psiche è tutto ancora da quantificare.

Le terapie sono molto varie, sia sulla base del tipo di patologia che si affronta, sia sulla base della tipologia del paziente che ci si trova di fronte.

Terapia farmacologica, comportamentale, al bisogno o in cronico,

sono da integrare e da far condividere al paziente sulla base degli obiettivi da raggiungere (“Coaching”).

Inoltre va smpre ricordato che altre condizioni mediche, anche andrologiche (come da DE) possono avere un ruolo
e vanno trattate prima di affrontare la EP.

Concludendo, spesso il rapporto con lo Specialista richiede fiducia, condivisione, ma anche costanza.

Vedi anche La disfunzione erettile

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